giovedì 15 marzo 2018

La scena rap ai piedi della Mole

DALLE VIE DEI QUARTIERI TORINESI AI LOCALI DI TUTTA ITALIA.
CONOSCIAMO I VOLTI DEL RAP MADE IN TURIN

Se negli anni '80 e '90 nel panorama musicale a farla da padrona era il rock, si può dire che dal 2000 il rap si è fatto spazio e ora è indiscutibilmente il genere più amato e ascoltato dai giovani in Italia, come dimostrano le classifiche FIMI che anche per più settimane di seguito vedono in cima sempre più spesso il rap con i suoi sottogeneri.
In ritardo rispetto all'America, culla della cultura hip hop, il rap nostrano ha cominciato a prendere piede, non a caso, in una delle realtà più moderne del Bel Paese: a Milano, dove il "muretto", storico luogo di ritrovo in Piazza San Babila, ha contribuito a creare la nostrana scena rap vedendosi passare davanti, già agli inizi degli anni '80, personalità di spicco come Dj Skizo e Dj Enzo.

ENSI, classe 1985

Il capoluogo piemontese non è però da meno; tra i rapper cresciuti ai piedi della Mole o nella periferia della città non si può non citare Ensi, pseudonimo di Jali Ivan Vella, nato ad Alpignano nel 1985. Nel 2000 si avvicina al freestyle diventandone uno dei maggiori esponenti nella scena rap italiana.
Nel 2008 Ensi autoproduce e pubblica il suo primo album dal nome "Vendetta", disco di 20 tracce e di numerosi featuring, due dei quali proprio con suo fratello Raige, anche lui rapper. L'ultimo lavoro in studio di Ensi risale al 2017 in cui pubblica un disco interamente dedicato alle sue radici e alla sua famiglia, non a caso il disco si chiama "V" come l'iniziale di suo figlio Vincent.

WILLIE PEYOTE, classe 1985

                                                               
Della stessa classe, 1985, è Guglielmo Bruno, il cui nome d'arte è Willie Peyote.
Willie sulla sua pagina Instagram, seguita da quasi 40 000 persone, si definisce "nichilista, torinese e disoccupato perchè dire rapper fa subito bimbominkia e dire cantautore fa subito festa dell'unità" e solamente da questa sua affermazione si capisce che è di certo uno che non le manda a dire. Questo suo atteggiamento irriverente ho potuto notarlo in prima persona durante una sua conferenza tenutasi nel mio liceo, il Liceo V. Alfieri di Torino, durante una delle giornate dello studente. Schietto, diretto e sincero, qualità morali che si riflettono nei suoi testi, che sono un susseguirsi di rime taglienti.
Nei suoi dischi, numerosi sono i richiami alla sua città natale, a partire dai titoli dei due suoi album più celebri: "Educazione Sabauda" e "Sindrome di Toret", gioco di parole tra la sindrome di Tourette e il nostro amato toro-fontanella, simbolo della città di Torino.

SHADE, classe 1987

Dal tono più ironico è sicuramente Shade, all'anagrafe Vito Ventura, classe 1987.
Numerosi i suoi dischi di platino, enorme il successo della sua hit estiva del 2017 "Bene, ma non benissimo". Ma Vito da dove parte? Nato a Torino, inizia ad avvicinarsi alla tecnica del freestyle tra le vie di San Salvario. Dal quartiere torinese ad MTV Spit, programma musicale di MTV condotto da uno dei kings del rap italiano, Marracash, in cui, nella seconda stagione, arriva primo vincendo una serie di vere e proprie battaglie di rime su temi di attualità contro rapper della scena underground.
Da MTV Spit alla firma con una major come la Warner Music sotto la quale pubblica i suoi primi due album: "Mirabilansia" e "Clownstrofobia"... soltanto dai titoli si può già capire quanto Shade sia abile e spiritoso nei suoi giochi di parole!

FRED DE PALMA, classe 1989
                                                             
Un altro giovane della scena rap torinese è Fred De Palma, pseudonimo di Federico Pelana, classe 1989. Conquista il terzo posto a MTV Spit durante la stessa stagione della vittoria di Shade.
Arrivato fino a ottenere un contratto con la Warner Music, ma partito dalle strade di Lingotto; ed è proprio qui, nel mio quartiere, che decido di incontrare e intervistare, per capire di più riguardo alla nuova ondata rap, un mio amico nato e cresciuto a Torino nel quartiere limitrofo al mio: Mirafiori Sud.
Alessandro Volpe, il cui nome d'arte è Urpi, classe 1997 è un giovanissimo che sta cercando di emergere come rapper.

Ciao Alessandro! Per prima cosa volevo chiederti  quali sono i temi che principalmente tratti nelle tue canzoni.

Principalmente tratto di aspetti personali della mia vita. C'è da dire che il Rap è un genere musicale "sportivo" nel senso che vi è molta competizione, perciò delle volte è divertente fare canzoni più frivole e giocare con le rime per dimostrare di avere le "skills" e di essere il migliore di tutti.

Perchè hai scelto l'hip hop come genere musicale per esprimerti?

Per rispondere a questa domanda ritengo che sia opportuno dire che io sono molto attaccato alla cultura Hip Hop in generale. Quando ho iniziato a girare con la mia prima Crew, c'era chi faceva i graffiti e chi faceva freestyle, io sono stato subito rapito più dal rap che da qualunque altra cosa. Il Rap, grazie alla sua versatilità, mi dà modo di esprimermi in ogni mia sfaccettatura personale, da quella più "tamarra" a quella più sensibile.

Ti ispiri a qualche artista in particolare?

Indubbiamente Kendrick Lamar, rapper statunitense, per la sua capacità di proporre sempre qualcosa di nuovo all'ascoltatore e di dire qualcosa di profondo riuscendo comunque a farti ballare in macchina mentre pompi i suoi pezzi.

Quanto la tua zona ispira i tuoi testi?

La zona influisce soprattutto sulla mia persona, nel mio modo di atteggiarmi e parlare. Quando scrivo mi ispira un sentimento in particolare: il senso di appartenenza che, però, allo stesso tempo, lo percepisco come una limitazione per la mia crescita personale.

Ora che il rap è forse il genere più amato e a cui i giovani si approcciano di più, secondo te è più difficile spiccare e farsi notare? I social in questo aiutano?

Fino a poco tempo fa farsi conoscere grazie all'esposizione sui social era possibile ed era una rivincita per tutte le piccole realtà che potevano avere una visibilità senza il sostegno di alcuna etichetta o manager. Ormai vi è una saturazione su Facebook o Instagram di emergenti che propongono più o meno la stessa cosa e la gente non è più così interessata.

Hai già avuto l'occasione di esibirti in qualche locale torinese? 

Sì, per mia fortuna ho avuto la possibilità di suonare in varie serate.

E ci sono dei locali che danno più opportunità ai rapper emergenti?

No, purtroppo non ci sono locali specifici che si occupino di serate rap emergenti.

Grazie Alessandro! Ora vi lascio con uno dei suoi ultimi lavori in studio "Per me", sperando vi piaccia e invitandovi a sostenere uno dei generi musicali più belli, ma anche più giudicati: il rap! (E se è nostrano ancora di più!)



                                                                                                                        ROBERTA DE GIOANNI

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