venerdì 16 marzo 2018

Versace on the floor

Se Bruno Mars, con la canzone "Versace on the floor" fa riferimento all'abito firmato Versace che viene gettato per terra, in questo blog si parlerà di Gianni Versace in carne e ossa per terra, morto.


Infatti, Gianni Versace fu assassinato sulla scalinata della sua tenuta a Miami, circa vent'anni fa. La morte di questo genio indiscusso ha scosso radicalmente il mondo dell'alta moda, ma, in seguito all'omicidio dell'artista, l'impero è stato ereditato dalla sorella Donatella Versace, per la quale Gianni disegnava i vestiti prima di raggiungere l'apice del successo. In occasione del ventesimo anniversario della sua morte, il regista Ryan Murphy, conosciuto già per altre serie televisive come "American Horror Story" e "Il Caso O. J. Simpson", ha deciso di raccontare la storia con un'altra fiction chiamata "L'assassinio di Gianni Versace".

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"Cosa sarebbe la casa Versace senza di te?""Saresti tu".


Trailer ufficiale "L'assassinio di Gianni Versace"



Quelle citate sopra sono le parole che Donatella rivolge al fratello il giorno prima della sua scomparsa, presenti nel trailer ufficiale della serie tv, in cui viene particolarmente evidenziato il rapporto tra Gianni e Donatella. Lo stilista ha da sempre disegnato abiti lussuosi per la sorella, insegnandole a mantenere sempre la testa alta e rendendola sicura di sè, pronta per guidare il marchio Versace alla morte del fratello. 

Gli attori che interpretano la serie sono molto simili alla realtà, infatti, nei panni di Gianni Versace troviamo Edgar Ramirez, l'assassino Andrew Cunanan è interpretato da Darren Criss, presente anche nella serie televisiva musicale "Glee", mentre il ruolo del fidanzato di Gianni è stato assegnato al cantante Ricky Martin. Donatella è interpretata dall'attrice spagnola Penelope Crùz, non proprio simile alla stilista di oggi, ma che incarna decisamente la Donatella di vent'anni fa.
A sinistra Edgar Ramirez; a destra Gianni Versace

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A sinistra Darren Criss; a destra Andrew Cunanan


A sinistra Penelope Crùz; a destra Donatella Versace

A sinistra Ricky Martin; a destra Antonio D'Amico
Questa serie tv non solo parla dell'omicidio di un dio della moda,ma tratta anche argomenti come l'omofobia, quasi un taboo per l'America degli anni '90, e l'invidia.

Siamo a Miami, nel 15 Luglio 1997. Gianni Versace esce dalla sua maestosa villa per prendere di persona il giornale e, pochi minuti dopo, ci troviamo di fronte al corpo di Gianni Versace, appena colpito da un proiettile. Accanto a lui, il suo amante Antonio D'Amico tenta di soccorrerlo, mentre grida di chiamare aiuto. E' così che inizia la storia dell'omicidio dell'artista. In seguito, durante la serie che procede a ritroso nel tempo, assistiamo a tutti gli omicidi che precedono quello di Versace, architettati da Andrew Cunanan, un ventitreenne  Americano di origine asiatica che sfruttava il suo fascino giovanile per intrecciare relazioni e uccidere i suoi partners, uomini ricchi e di alta elevazione sociale. Ma il suo obiettivo non era quello di prendere i loro soldi. Forse a causa della droga? Della consapevolezza (errata) di aver contratto l'HIV? Oppure dell'invidia? Le cause sono tutt'ora incerte. Quello che è certo è che per un artista del calibro di Gianni Versace è possibile finire nel mirino di uno psicopatico. Infatti non è l'unico a cui è successa una disgrazia simile, perché altri artisti come John Lennon, Marvin Gaye e Peter Tosh sono morti in modo analogo.


La serie oltre ad aver suscitato molta curiosità tra gli spettatori, ha anche scatenato il malcontento della famiglia Versace, la quale ha dichiarato di non aver autorizzato e di non avere avuto alcun coinvolgimento nella serie televisiva dedicata alla morte di Gianni Versace e che quindi dovrebbe essere considerata un'opera di finzione. Dichiarano inoltre che la serie è basata su un libro di Maureen Orth, la quale non avrebbe mai chiesto informazioni alla famiglia Versace, ma avrebbe utilizzato pettegolezzi per rendere la storia più intrigante pur avendo reso evidenti delle contraddizioni. 

Infine, l'attrice Penelope Crùz sosteneva che non avrebbe partecipato alle riprese se Donatella, sua grande amica, non le avesse dato la sua benedizione che naturalmente non ha tardato ad arrivare insieme ad un maestoso mazzo di fiori. In fondo, la morte dello stilista è tutt'ora circondata da un alone di mistero e di curiosità e quale modo migliore di spiegarla se non attraverso una serie tv capace di tenere chiunque incollato allo schermo?  


La serie è riuscita a spiegare la morte del genio della moda e la vita dell'assassino Andrew Cunanan, insieme agli altri quattro omicidi avvenuti prima di quelli di Gianni. Eppure restano ancora numerose domande senza risposta. 

Al funerale di Versace piangono artisti del calibro di Sting ed Elton John, uno dei pochi artisti dichiaratamente gay.

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Sting con la moglie, Diana Spencer ed Elton John ai funerali di Gianni Versace


Fortunatamente, il marchio Versace ha avuto un grande successo anche grazie alla caparbietà di Donatella che, per celebrare i vent'anni dalla morte del fratello, ha organizzato una sfilata per esibire le stampe e i colori che hanno reso il brand famoso e per fare ciò ha invitato cinque delle top model più importanti della storia: Claudia Schiffer, Naomi Campbell, Carla Bruni, Cindy Crawford ed Helen Christensen.



da sinistra : Carla Bruni, Claudia Schiffer, Donatella Versace, Naomi Campbell, Cindy Crawford, Helena Christensen














Il gelido canto del merlo

Spesso sentiamo dire dai nostri nonni o parenti frasi come "stanno iniziando i Giorni della Merla"  per dire che si sta entrando nel periodo più freddo dell'anno.I giorni della Merla sarebbero gli ultimi giorni di Gennaio,cioè il 29 il 30 e il 31.Anticamente i contadini guardavano il clima ma soprattutto il variare della natura per distinguere le stagioni.In primavera molti di essi si affidavano al canto degli uccelli per distinguere le prime avvisaglie della nascente stagione.Il canto del merlo tuttavia era considerato non veritiero. Infatti esso non migra durante l'inverno e spesso il suo canto non corrisponde in realtà all'avvento della bella stagione.Su questo fatto singolare sono poi nate numerose leggende.













 NERO GENNAIO

Alla fine di Gennaio un merlo dal manto bianco uscì dal nido convinto di essere sopravvissuto all'inverno,ma Gennaio lo sentì cantare felice e,indispettito,chiese in prestito tre giorni a Febbraio e in questi giorni scatenò i clima peggiore.Il merlo spaventato si rifugiò in un camino e ne uscì tre giorni dopo nero per la fuliggine.

Questo mito spiegherebbe perchè i merli sono neri e perchè Gennaio ha 31 giorni(anticamente ne aveva solo 28).Un altro racconto,più verosimile,è il seguente:


IL CANNONE MERLA

Durante un rigido inverno dei soldati dovevano trasportare un grosso cannone oltre il Po.
Il cannone era stato chiamato Merla.Questo fu poi fatto passare sulla patina di ghiaccio formatasi sul fiume,ma i soldati dovettero aspettare gli ultimi giorni di Gennaio.

Anche in questo mito,come in quello precedente,gli ultimi giorni di Gennaio sono considerati i più freddi.Tuttavia questa credenza sembra essere smentita dal clima .Infatti negli ultimi anni il picco di freddo e rigidità è stato registrato,almeno in Italia, nei primi giorni di Gennaio o di Febbraio,salvo alcune eccezioni. Bisogna però pensare che la tradizione è nata molto tempo fa,quando forse i giorni più freddi erano proprio gli ultimi del mese di Gennaio oppure le persone,esasperate da periodi di freddo ben più lunghi di oggi,avevano l'impressione che questi giorni fossero i più freddi.La cosa certa è che a causa del riscaldamento globale gli inverni sono diventati molto più caldi di un tempo,tanto che al sud Italia sembra essere arrivato un"caldo africano".Unica eccezione questo inverno,che nella nostra penisola è stato caratterizzato dal freddo anticiclone Burian 2,proveniente dalla Siberia,che ha fatto calare drasticamente le temperature.

FONTI

https://it.wikipedia.org/wiki/Buran_(vento)
http://www.corriere.it/ambiente/15_gennaio_13/inverno-caldo-anomalo-riscaldamento-globale-global-warming-ec440b60-9b14-11e4-bf95-3f0a8339dd35.shtml   
https://www.vanityfair.it/news/approfondimenti/2018/01/29/i-giorni-della-merla-quando-e-cosa-sono
 https://it.wikipedia.org/wiki/Riscaldamento_globale
 http://www.strie.it/ruota_marca_giornidellaMerla.html
http://www.astrogeo.va.it/statistiche/merla.php
Giovanni Laio

giovedì 15 marzo 2018

Notte a Torino di due liceali

Ciò che di Torino più ci piace


Faceva  freddo, erano quasi le 20 e in quel momento la metro si era appena fermata a Vinzaglio , solo due fermate e la nostra serata avrebbe avuto inizio. Era la prima sera da sole in giro per Torino.Non avevamo idea di come passare la serata, ma avevamo un'unica tappa certa: San Salvario. Se qualcuno che arriva da fuori visitasse questa zona si chiederebbe perchè quest'ultima sia così tanto frequentata ed amata. Il quartiere è spesso stato luogo di furti, spaccio e altro ancora, ma nonostante ciò nessuno ha mai esitato a frequentarlo.Non c'eravamo mai state ma tutti ce ne avevano parlato, nel bene e nel male.Scese dalla metropolitana dovevamo ancora cenare , eravamo indecise se fermarci o prendere un pezzo di pizza al volo, finchè abbiamo notato, arrivate in Piazza Valdo Fusi un locale, l'unico nella piazza, che fino a quel momento pensavamo fosse una serra: L' "Open Baladin -Petit Baladin"- i locali in realtà sono due, ma il cappello che li copre è lo stesso, quello della più famosa birra artigianale piemontese, la Baladin, che produce birra artigianale dal 1986 ed è un marchio diffuso a livello nazionale. Il primo a nascere è stato il Petit Baladin, dove l'atmosfera vintage la fa da padrona. 


              ⇙ Dal giorno   

                                     Alla sera



Se passate di qui prendete le "fatate", patatine fatte a chips, uno dei must del Baladin.
Ci siamo praticamente incantate per due minuti e poi abbiamo deciso di entrare a prendere una birra. Data la vastissima scelta ci siamo affidate all'esperienza del barista che ci ha consigliato la famosa Baladin e ci ha suggerito di accompagnarla con le "fatate".

Con la pancia piena abbiamo deciso di addentrarci nel cuore di San Salvario...prossima tappa: Piazza Saluzzo. La prima cosa a stupirci arrivate qui, è stata che la Chiesa dei Santi Pietro e Paolo Apostoli fosse aperta a quell'ora della sera. Abbiamo subito notato il contrasto tra l'atmosfera di meditazione presente intorno alla Chiesa e il caos esterno tra bottiglie rotte e le risate di tutti quei ragazzi. La quantità di nostri coetanei era impressionante, chi si aspettava che mezzo popolo torinese si riunisse qui tutti i sabati sera mentre noi guardavamo a casa un film sotto le coperte? Il potere magnetico sta probabilmente nella sua semplicità, nell'essere viva in ogni momento e nella varietà di opzioni che presenta. I locali erano infatti talmente numerosi che la prima domanda che ci siamo poste e che sarebbe sorta in qualsiasi ragazzo è stata: "In quale entriamo?". Seguendo i passi di Aristotele, grandissimo filosofo greco, abbiamo fatto una ricognizione e abbiamo stabilito quali tra questi  pub fossero i più accattivanti. Ecco la nostra TOP 5.


 Greta Mariotti e Federica Mo

Quando un film diventa un cult

Cos'è un film cult?

Dal 1885, con i primi esperimenti dei fratelli Lumière, ad oggi il cinema ha avuto una grandissima influenza culturale creando quella che oggi viene definita “la settima arte”. Nel corso del tempo il cinema ha spesso superato il confine del successo fino a diventare una vera e propria icona sociale: questi vengono definiti “film cult”. Ancora oggi però non è possibile dare un’unica definizione di “film cult”; molti infatti, anche fra gli esperti del settore, tendono a definire un film “cult” secondo criteri soggettivi spesso molto diversi. 
Per entrare in quest’ottica abbiamo chiesto a due esperti, Savino Genovese e Viren Beltramo, fondatori della compagnia GenoveseBeltramo, di dare la loro definizione di “film cult”.






                                         


Come si evince dall’intervista, sono numerosi gli elementi importanti per la realizzazione di un buon film. Dagli anni 20’ agli anni 2000 la sperimentazione di questi elementi ha caratterizzato numerosi dei film che oggi vengono considerati “cult” se non capisaldi stessi della cinematografia mondiale. 




9 film cult dagli anni '20 agli anni 2000


  • anni '20: Nosferatu il Vampiro

https://gph.is/14rCEpJ

Partendo dagli anni 20’ un film considerato un vero e proprio caposaldo del cinema horror ed espressionista tedesco è “Nosferatu-Il Vampiro” di Friedrich Wilhelm Murnau del 1922. Il film è stata la prima di numerose trasposizioni del celebre romanzo di Bram Stoker “Dracula”. Il film di Murnau ispirò anche numerosi registi fra cui Werner Herzog che nel 1979 ne diresse il remake: “Nosferatu-il principe della notte”. Subito dopo la pubblicazione, Murnau venne denunciato dagli eredi di Stoker per violazione dei diritti d’autore, in quanto il film venne girato senza il loro permesso. In seguito Murnau fu costretto a distruggere tutte le copie del film riuscendo però a salvarne una che venne in seguito restaurata e ripubblicata grazie alla quale oggi è possibile 
vedere questo grande classico del cinema horror.






  • anni '30: Via col vento

Rossella e Rhett
Nettamente diverso, ma ugualmente importante è “Via col vento” di Victor Fleming del 1939: fu il film col maggior incasso nella storia del cinema fino a metà del novecento guadagnando più di 3 miliardi di dollari, il film ha ottenuto 18 candidature e vinto 11 Premi Oscar. Considerato tuttora uno dei migliori film di sempre Via col vento venne prodotto con l’intento di creare un’ opera magistrale che spiega la complessa lavorazione e il grande dispendio di mezzi per la realizzazione. Ambientato durante la guerra civile americana del 1886, il film venne accolto positivamente da critica e pubblico diventando un vero proprio fenomeno culturale che durò lungo tutto il ventesimo secolo. Esso venne criticato esclusivamente per la sua durata (quasi 4 ore) che però si giustifica in parte dalla corposità del romanzo di Margaret Mitchell da cui è tratto.
Trama breve:
Rossella O'Hara (Vivien Leigh) è innamorata di Ashley (Leslie Howard) che sposa Melania. Crederà di amarlo per tutta la vita. Nel frattempo si sposa tre volte. L'ultimo marito è Rhett Butler (Clark Gable), ma la loro vita è inquinata dall' indimenticabile amore di lei per l'altro.


Rhett che lascia Rossella tornare a Tara da sola, decidendo di andare a combattere nella campagna di Atlanta


  • anni '40: Il grande dittatore

L’anno dopo l’uscita di Via col vento nelle sale americane venne proiettato “Il grande dittatore” di Charlie Chaplin altro assoluto capolavoro cinematografico, ha ottenuto 5 candidature a Premi Oscar.  Il film è un’evidente parodia del nazismo e di Adolf Hitler stesso: un vero e proprio schiaffo in faccia per tutti gli stati coinvolti nella guerra, tanto che venne fin da subito vietato in quasi tutta Europa. Nei pochi paesi europei dove venne proiettato, come nel Regno Unito, venne largamente censurato per evitare di peggiorare i già precari rapporti con la Germania ma dopo che la situazione fra i due stati peggiorò irreparabilmente “Il grande dittatore” venne affrancato dalla censura e proiettato per la prima volta nel 1941. 
Trama breve:
Un piccolo barbiere ebreo di una cittadina tedesca somiglia moltissimo al dittatore che ha dato il via ad una campagna razzista. Al pover'uomo ne capitano di tutti i colori, ma sfruttando la somiglianza si toglie anche qualche soddisfazione.



il famoso discorso del barbiere ebreo in una proclamazione di amore, libertà e solidarietà che gli uomini che dovranno ricordare e riaccendere in tempi migliori


  • anni 50': Gioventù bruciata

Un altro elemento che rende un film “cult”, come diceva nell’intervista Viren Beltramo, è la capacità di smuovere intere generazioni. E’ il caso del film “Gioventù bruciata” di Nicholas Ray del 1955 dove il titolo stesso è diventato parte del linguaggio comune. Il film si rivolge ad un’intera generazione di ragazzi, quella post-bellica. Essi vengono presentati come i “ribelli senza causa”, figli del disincanto, nel doloroso passaggio all’età adulta. Ad accrescere la fama del film furono le misteriose morti dei tre attori protagonisti fra cui James Dean che morì un mese prima dell’uscita del film a causa di un incidente automobilistico. Questi avvenimenti contribuirono a creare la fama del film come “maledetto” 
Trama breve:
È la storia di tre ragazzi: uno disprezza il padre vessato dalla moglie, l'altro è del tutto ignorato dai genitori e vive con una governante, la terza è addirittura odiata dalla madre e dal padre. 


Jim che, fermato dalla band di Buzz, partecipa alla cosiddetta "chicken run", una prova di coraggio


  • anni '60: Psyco

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Un altro film che è stato al centro di numerose controversie è Psyco. Il film, diretto da uno degli uomini più importanti nella storia del cinema, Alfred Hitchcock, è stato una vera e propria rivoluzione nel cinema. Proiettato per la prima volta nel 1960, non venne accolto in modo
unanime dalla critica che criticò il film definendolo troppo violento e non degno dell’autore. Altri critici invece accolsero positivamente la pellicola descrivendo “lo sguardo di Psyco” come innovativo e persuasivo tanto da far identificare lo spettatore nei colpevoli. Psyco fece nascere una moltitudine di opere fra cui 3 sequel, uno spin-off, un remake, un reboot e una parodia. Come dice Truffaut, un noto regista e critico cinematografico francese che nel 1974 vinse l'Oscar per miglior film straniero, ciò che più rende davvero innovativo Psyco è la poca importanza con cui caratterizza i personaggi ponendo invece l’accento sulla fotografia, il montaggio, la colonna sonora e tutto l’aspetto puramente tecnico per “far urlare” il pubblico e farlo innamorare del film puro. 
Trama breve:
Una bella impiegata ruba quarantamila dollari e fugge. Cambia la macchina, si trova nel mezzo di un temporale e decide di passare la notte in un motel, ignara dell'assassino che si aggira sul posto.


  • anni '70: Arancia meccanica
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Avvicinandosi sempre di più al ventunesimo secolo, un film che nel 1971 ha segnato una rivoluzione nel cinema è “Arancia Meccanica” di Stanley Kubrick. Fondamentali in questo film furono la scelta di utilizzare brani classici di Beethoveen e Rossini come colonna sonora e la disponibilità dell’attore protagonista, Malcolm McDowell, a compiere dei sacrifici durante le riprese del film: il primo quando, per una particolare scena in cui veniva picchiato con la testa immersa in un abbeveratoio, dovette realmente stare in apnea per un minuto; il secondo quando, dopo essere stato tenuto per parecchio tempo con le palpebre spalancate con un dilatatore oculare per la "cura Ludovico", subì una lesione alle cornee e nonostante ciò solo due settimane dopo le cure girò nuovamente la stessa scena.
Creò subito scalpore per la grande violenza rappresentata, ma allo stesso tempo denunciò una realtà politica e sociale sempre più reale. Il film è ambientato in un futuro distopico in cui l’ultraviolenza è parte integrante della società. Il film tratta temi come il libero arbitrio, la contrapposizione tra la bestialità dell’uomo e la sua parte razionale, ma soprattutto Kubrick critica le istituzioni carcerarie e del governo che ignorano le esigenze dei cittadini cercando di annullare l’individuo stesso e la condizione delle donne che, con l’avvento dei mass-media, iniziavano ad essere utilizzate come veri e propri oggetti nelle pubblicità.
Trama breve:
Alex è un giovane senza arte né parte, figlio di proletari e dedito a furti, stupri e omicidi. Fa capo a una banda di criminale, chiamati Drughi.


Alex nella scena in cui assale violentemente due Drughi suoi compagni, per ristabilire la sua leadership sulla banda criminale



  • anni '80: E.T. l'extraterrestre

Dopo l’innovativa unione di generi come la fantascienza, la politica, la distopia e la sociologia presenti in Arancia Meccanica, nel 1982 con "E.T."  di Steven Spielberg nasce un nuovo genere. Il film infatti diede inizio ad una serie di pellicole più personali, incentrate sulle emozioni. E.T. ci trasporta in un mondo dove l'antagonista della storia è l'uomo che, spregiudicato nel raggiungere i propri progetti, farebbe del male anche a una creatura che, sebbene nuova e alquanto bizzarra nella fisionomia, fin da subito non può che suscitare simpatia e tenerezza nella sua innocenza e stranezza. Ebbe fondamentale importanza anche l’utilizzo di nuove tipologie di effetti speciali e l’incredibile cura con cui si è dedicato a questi. Il film ebbe fin da subito enorme successo rimanendo primo in classifica al botteghino per circa un anno. 
Trama breve:
Una notte una misteriosa astronave atterra in una foresta della California, ma, riprendendo il volo, un extraterrestre viene abbandonato indifeso dai suoi compagni. In una realtà in cui gli adulti non sono presenti o hanno malvagie intenzioni, E.T. viene aiutato da un bambino a ritrovare la strada di casa.


Elliot (Henry Thomas) ed E.T. nella scena in cui scappano dalla polizia dove si può notare come la colonna sonora si integri perfettamente e rappresenti lo stato d'animo dei personaggi




  • anni '90: Pulp fiction

Un altro film considerato ancora oggi uno dei più grandi capolavori della cinematografia mondiale è Pulp fiction di Quentin Tarantino del 1994. Particolarmente innovativi furono gli espedienti narrativi utilizzati come il tema della valigetta, mai mostrata sullo schermo o nominata ma centrale in tutto il corso del film; altro espediente utilizzato è quello della toilette: le scene ambientate nella toilette sono numerose e segnano un momento di rottura tra la storia prima di entrare nella toilette a dopo, dall’accettabile all’inaccetabile. Altro espediente utilizzato è “Ezechiele 25:17” passo della bibbia che uno dei personaggi, Jules, recita dopo aver ucciso qualcuno. In realtà questo passo non esiste. 
Trama breve:
Los Angeles. Due rapinatori, Zucchino e Coniglietta, decidono di mettere in atto il prossimo colpo nella caffetteria in cui stanno facendo colazione. I killer Vincent Vega e Jules Winnfield recuperano una valigetta dal contenuto segreto, puliscono la loro macchina insozzata del sangue di uno spacciatore con l'aiuto di Mr. Wolf e finiscono nel locale della prima storia.  
Quattro storie di violenza s'intersecano in una struttura apparentemente circolare che va avanti e indietro nel tempo.


La scena, diventata iconica, della sfida di ballo di Mia e Vincent per vincere un trofeo




  • anni 2000: Requiem for a dream

Infine, uno dei film cult ad inaugurare il ventunesimo secolo è sicuramente “Requiem for a dream” di Darren Aronofsky, il regista di "Il cigno nero" . Il film è noto per le scene particolarmente violente e disturbanti ma anche per l’incredibile importanza della colonna sonora diventata celebre in tutto il mondo. Il film tratta il tema universale della dipendenza con l’espediente delle stagioni omettendo volontariamente la primavera, simbolo di rinascita. Il film è composto da scene estremamente brevi con più di 2000 tagli complessivi (in media un lungometraggio ha 600/700 tagli).
Trama breve:
A Coney Island si intessono le vicende di Sara Goldfarb, teledipendente con l'assillo di partecipare a uno show televisivo, di suo figlio Harry, tossicodipendente con l'aspirazione di avviare una boutique con la sua ragazza, anch'ella tossicodipendente, e del loro comune amico Tyrone. I sogni si trasformeranno in incubi e la dura realtà della droga cancellerà ogni aspirazione.


L'ultima scena del film in cui tutti assumono una posizione fetale mentre ripensano ai propri sogni


Quelli sopra citati sono solo alcuni dei film che hanno fatto la storia e che oggi si possono definire “cult”. Chiedendo a persone di età diverse, appassionati, esperti o semplici spettatori, altri titoli citati sono stati “Roma città aperta” di Rossellini,Shining” di Kubrick, “Hair” di Forman, “Guerra e pace” di Vidor e “Philadelphia” di Demme


In conclusione è possibile affermare che il cinema è composto da numerosissime sfaccettature, così diverse fra loro da poter permettere a chiunque di trovare quella che più gli appartiene e trovare così la propria giusta definizione di “film cult”. 





Federica Balia e Beatrice Culotta


Da Torino al Senegal: l'innovativo progetto di scuola lavoro

Trasformare un camion da rally in uno speciale mezzo capace di attraversare il deserto: una sfida impossibile? Eppure è questo il progetto di alternanza scuola lavoro che ha visto coinvolti trenta ragazzi dell’Istituto tecnico Pininfarina di Moncalieri in collaborazione con l’Eurocargo Rally Raid Team. L’obiettivo? Apportare determinate modifiche per permettere al veicolo di partecipare in piena sicurezza all’ Africa Eco Race.Si tratta di un rally che si svolge ogni anno in Africa, riprendendo la tradizionale Dakar Race, che dal 2009 ha luogo in Sud America. La gara africana si compone di undici tappe che si estendono per 6500 Km di percorso, attraversando il Marocco, l’ovest del Sahara, la Mauritania e il Senegal. L’aspetto principale della gara è quello di permettere lo svolgimento di una competizione automobilistica senza che quest’ultima causi danni all’ambiente o alle popolazioni che abitano nei pressi del tracciato. I progetti portati avanti dall’ Africa Eco Race non hanno uno scopo propagandistico, apportano infatti dei cambiamenti tangibili volti all’ incrementare l’utilizzo di risorse rinnovabili ed ecosostenibili.A prova di ciò la maggior parte dei veicoli partecipanti è equipaggiata di pannelli solari o comunque motorizzata da altre energie rinnovabili.
 Il progetto di scuola-lavoro si articola in tre differenti sfide affrontate a partire da ottobre 2017 dagli studenti di tutti e quattro gli indirizzi .
La prima sfida vede come protagonisti i ragazzi dell’indirizzo di biotecnologia che hanno ricevuto l’incarico di progettare e creare un liquido lavavetri, compatibile con le diverse tipologie di acqua presenti nel deserto e che funzioni ad alte escursioni termiche. Questo aspetto viene considerato fondamentale dal team manager del gruppo, Davide Taretto. La seconda riguarda l’ambito informatico, nello specifico la creazione di un sito web che permetta a tutti gli spettatori di avere informazioni in tempo reale sugli avvenimenti della corsa.
 Al contrario delle precedenti, la terza sfida ha richiesto la collaborazione tra gli studenti dell’indirizzo di meccanica e di elettronica. Il loro obiettivo consisteva nella realizzazione ed installazione di telecamere esterne al veicolo e connesse a un monitor, per poter conoscere le condizioni meteo. I ragazzi hanno inoltre progettato dei pannelli di controllo con cui monitorare il regolare funzionamento del motore.

Qui con noi oggi c'è un ragazzo che ha preso parte al progetto dell' Eurocargo Rally raid Team.
Il suo nome è Emanuele Lombardi.




                                                                                      

Questo è uno dei primi importanti passi che la nostra società sta facendo per garantire esperienze formative nel periodo dell'adolescenza. La scuola si fa carico della nostra formazione non solo come studenti, ma anche come ragazzi, permettendoci di vivere il mondo sotto una lente nuova: ecologica, pulita, di comunità. Questo è l'agurio che noi ci facciamo: un mondo nuovo. Bisogna rimboccarsi le maniche, citando il nostro ospite Emanuele Lombardi "chi la duna la vince"!

Matilde Baiardi
Filippo Novelli

La scena rap ai piedi della Mole

DALLE VIE DEI QUARTIERI TORINESI AI LOCALI DI TUTTA ITALIA.
CONOSCIAMO I VOLTI DEL RAP MADE IN TURIN

Se negli anni '80 e '90 nel panorama musicale a farla da padrona era il rock, si può dire che dal 2000 il rap si è fatto spazio e ora è indiscutibilmente il genere più amato e ascoltato dai giovani in Italia, come dimostrano le classifiche FIMI che anche per più settimane di seguito vedono in cima sempre più spesso il rap con i suoi sottogeneri.
In ritardo rispetto all'America, culla della cultura hip hop, il rap nostrano ha cominciato a prendere piede, non a caso, in una delle realtà più moderne del Bel Paese: a Milano, dove il "muretto", storico luogo di ritrovo in Piazza San Babila, ha contribuito a creare la nostrana scena rap vedendosi passare davanti, già agli inizi degli anni '80, personalità di spicco come Dj Skizo e Dj Enzo.

ENSI, classe 1985

Il capoluogo piemontese non è però da meno; tra i rapper cresciuti ai piedi della Mole o nella periferia della città non si può non citare Ensi, pseudonimo di Jali Ivan Vella, nato ad Alpignano nel 1985. Nel 2000 si avvicina al freestyle diventandone uno dei maggiori esponenti nella scena rap italiana.
Nel 2008 Ensi autoproduce e pubblica il suo primo album dal nome "Vendetta", disco di 20 tracce e di numerosi featuring, due dei quali proprio con suo fratello Raige, anche lui rapper. L'ultimo lavoro in studio di Ensi risale al 2017 in cui pubblica un disco interamente dedicato alle sue radici e alla sua famiglia, non a caso il disco si chiama "V" come l'iniziale di suo figlio Vincent.

WILLIE PEYOTE, classe 1985

                                                               
Della stessa classe, 1985, è Guglielmo Bruno, il cui nome d'arte è Willie Peyote.
Willie sulla sua pagina Instagram, seguita da quasi 40 000 persone, si definisce "nichilista, torinese e disoccupato perchè dire rapper fa subito bimbominkia e dire cantautore fa subito festa dell'unità" e solamente da questa sua affermazione si capisce che è di certo uno che non le manda a dire. Questo suo atteggiamento irriverente ho potuto notarlo in prima persona durante una sua conferenza tenutasi nel mio liceo, il Liceo V. Alfieri di Torino, durante una delle giornate dello studente. Schietto, diretto e sincero, qualità morali che si riflettono nei suoi testi, che sono un susseguirsi di rime taglienti.
Nei suoi dischi, numerosi sono i richiami alla sua città natale, a partire dai titoli dei due suoi album più celebri: "Educazione Sabauda" e "Sindrome di Toret", gioco di parole tra la sindrome di Tourette e il nostro amato toro-fontanella, simbolo della città di Torino.

SHADE, classe 1987

Dal tono più ironico è sicuramente Shade, all'anagrafe Vito Ventura, classe 1987.
Numerosi i suoi dischi di platino, enorme il successo della sua hit estiva del 2017 "Bene, ma non benissimo". Ma Vito da dove parte? Nato a Torino, inizia ad avvicinarsi alla tecnica del freestyle tra le vie di San Salvario. Dal quartiere torinese ad MTV Spit, programma musicale di MTV condotto da uno dei kings del rap italiano, Marracash, in cui, nella seconda stagione, arriva primo vincendo una serie di vere e proprie battaglie di rime su temi di attualità contro rapper della scena underground.
Da MTV Spit alla firma con una major come la Warner Music sotto la quale pubblica i suoi primi due album: "Mirabilansia" e "Clownstrofobia"... soltanto dai titoli si può già capire quanto Shade sia abile e spiritoso nei suoi giochi di parole!

FRED DE PALMA, classe 1989
                                                             
Un altro giovane della scena rap torinese è Fred De Palma, pseudonimo di Federico Pelana, classe 1989. Conquista il terzo posto a MTV Spit durante la stessa stagione della vittoria di Shade.
Arrivato fino a ottenere un contratto con la Warner Music, ma partito dalle strade di Lingotto; ed è proprio qui, nel mio quartiere, che decido di incontrare e intervistare, per capire di più riguardo alla nuova ondata rap, un mio amico nato e cresciuto a Torino nel quartiere limitrofo al mio: Mirafiori Sud.
Alessandro Volpe, il cui nome d'arte è Urpi, classe 1997 è un giovanissimo che sta cercando di emergere come rapper.

Ciao Alessandro! Per prima cosa volevo chiederti  quali sono i temi che principalmente tratti nelle tue canzoni.

Principalmente tratto di aspetti personali della mia vita. C'è da dire che il Rap è un genere musicale "sportivo" nel senso che vi è molta competizione, perciò delle volte è divertente fare canzoni più frivole e giocare con le rime per dimostrare di avere le "skills" e di essere il migliore di tutti.

Perchè hai scelto l'hip hop come genere musicale per esprimerti?

Per rispondere a questa domanda ritengo che sia opportuno dire che io sono molto attaccato alla cultura Hip Hop in generale. Quando ho iniziato a girare con la mia prima Crew, c'era chi faceva i graffiti e chi faceva freestyle, io sono stato subito rapito più dal rap che da qualunque altra cosa. Il Rap, grazie alla sua versatilità, mi dà modo di esprimermi in ogni mia sfaccettatura personale, da quella più "tamarra" a quella più sensibile.

Ti ispiri a qualche artista in particolare?

Indubbiamente Kendrick Lamar, rapper statunitense, per la sua capacità di proporre sempre qualcosa di nuovo all'ascoltatore e di dire qualcosa di profondo riuscendo comunque a farti ballare in macchina mentre pompi i suoi pezzi.

Quanto la tua zona ispira i tuoi testi?

La zona influisce soprattutto sulla mia persona, nel mio modo di atteggiarmi e parlare. Quando scrivo mi ispira un sentimento in particolare: il senso di appartenenza che, però, allo stesso tempo, lo percepisco come una limitazione per la mia crescita personale.

Ora che il rap è forse il genere più amato e a cui i giovani si approcciano di più, secondo te è più difficile spiccare e farsi notare? I social in questo aiutano?

Fino a poco tempo fa farsi conoscere grazie all'esposizione sui social era possibile ed era una rivincita per tutte le piccole realtà che potevano avere una visibilità senza il sostegno di alcuna etichetta o manager. Ormai vi è una saturazione su Facebook o Instagram di emergenti che propongono più o meno la stessa cosa e la gente non è più così interessata.

Hai già avuto l'occasione di esibirti in qualche locale torinese? 

Sì, per mia fortuna ho avuto la possibilità di suonare in varie serate.

E ci sono dei locali che danno più opportunità ai rapper emergenti?

No, purtroppo non ci sono locali specifici che si occupino di serate rap emergenti.

Grazie Alessandro! Ora vi lascio con uno dei suoi ultimi lavori in studio "Per me", sperando vi piaccia e invitandovi a sostenere uno dei generi musicali più belli, ma anche più giudicati: il rap! (E se è nostrano ancora di più!)



                                                                                                                        ROBERTA DE GIOANNI

Fotografia a Torino: Carlo Mollino

FOTOGRAFIA A TORINO:

CARLO MOLLINO

CARLO MOLLINO (1905-1973), uno tra i più famosi architetti torinesi del Novecento, trascorse la vita dedicandosi alle sue passioni e ossessioni. Oltre che architetto e designer, fu anche scrittore, pilota di aeroplani e macchine da corsa, sciatore ma soprattutto fotografo. Egli utilizzò la fotografia fin da bambino come mezzo di espressione prediletto  e negli ultimi anni si dedicò all'utilizzo della Polaroid per immortalare le sue innumerevoli modelle.
Per celebrare questo eccentrico personaggio, CAMERA (Centro Italiano per la Fotografia), ha organizzato una mostra dedicata interamente a lui e al suo rapporto con la fotografia, evidenziandone l'unicità e le caratteristiche ricorrenti.
Il progetto di CAMERA nasce dalla volontà di dotare l’Italia di un Centro dedicato alla fotografia come forma di linguaggio, di documentazione e di espressione artistica, con l’obiettivo di valorizzare e promuovere la fotografia italiana in un dialogo permanente e creativo con le esperienze internazionali. Per questo motivo, la scelta dell'artista non è stata casuale: infatti Mollino non è conosciuto soltanto a livello locale, ma anche mondiale. 

Per avere notizie di prima mano sulla mostra, abbiamo fatto qualche domanda all'archivista del Politecnico di Torino Enrica Bodrato, che conserva il fondo archivistico di Carlo Mollino.

 PERCHE' CONCENTRARSI SU MOLLINO FOTOGRAFO?

"Perché fino ad ora di  Mollino si sono indagati gli altri aspetti, in particolare l'architettura e l'arredo ma mai le fotografia. Tutti gli architetti ne fanno uso per documentare la loro opera; Mollino invece, essendo un appassionato di fotografia, l'ha utilizzata anche in modo artistico e ha pubblicato nel 1949 la prima storia critica della fotografia edita in italia: Il messaggio dalla camera oscura ".

 PERCHE' E' STATO SCELTO IL TITOLO "L'OCCHIO MAGICO DI MOLLINO"?

"Occhio magico è il titolo di una piccola pubblicazione, circa 6x8 cm, degli anni '40, uscita in quattro numeri,  ciascuno dedicato a un fotografo. Uno di questi aveva come protagonista Carlo Mollino".

 SECONDO QUALI CRITERI E' STATA SUDDIVISA LA MOSTRA?

"Il curatore, Francesco Zanot, ha scelto di non utilizzare un criterio cronologico, ma ha organizzato le fotografie in quattro sezioni, che riprendono i temi della ricerca e dell'attività di Mollino. Il titolo di ogni sezione è tratto da uno scritto dell' autore.La prima, intitolata "Mille case", indaga il modo di interpretare l'abitazione sia attraverso le foto delle sue architetture sia con i ritratti ambientati e ancora con le foto di viaggio, scatti di architetture significative in paesi stranieri, come gli edifici negli Stati Uniti o di Les Corbusier in India. La seconda sezione "Fantasie di un quotidiano impossibile" è dedicata al tema del surrealismo perché, pur non avendo fatto direttamente parte del movimento surrealista, ne è stato comunque influenzato anche attraverso gli amici  pittori Piero Martina e Italo Cremona. In questa sezione sono  stati inseriti i fotomontaggi realizzati con il fotografo Riccardo Moncalvo, che illustrano gli esterni e gli interni della sede della Società Ippica torinese. Abbattuta nel 1960 l'Ippica sorgeva sull'isolato occupato oggi dal liceo Alfieri.  "Mistica dell'acrobazia", la terza, è dedicata alla velocità, quindi allo sci, al volo e all'automobilismo. Infine l'ultima, "L'amante nel duca" raccoglie gli scatti dedicati alla posa e al corpo. Sono esposte immagini di sciatori e i famosi nudi delle sue modelle, fino ad arrivare alle Polaroid dell'ultimo decennio della sua vita."
Ritratto allo specchio
Volo su Manhattan 
v<Ada Pupella, Alisia Rizzi

Hollywood e gli abusi: sotto i riflettori

HOLLYWOOD E GLI ABUSI: SOTTO I RIFLETTORI

Lo scandalo Weinstein riempie le prime pagine, ma quanto sapete realmente a proposito degli scheletri nell'armadio di Hollywood?. Ecco una storia delle molestie nell'industria cinematografica statunitense, per cominciare ad aprire gli occhi.

Avrete di sicuro sentito parlare, nelle ultime settimane, dello scandalo che ha travolto Hollywood, quello sulle molestie sessuali su cui ora si sta indagando, e che ha portato alla nascita dell’organizzazione TIME'S UP contro gli abusi e le violenze. Se ancora non lo sapevate, ciò che ha dato inizio al terremoto è stata l’inchiesta compiuta dal New York Times nell’ottobre 2017 riguardo molestie che alcune donne dichiararono di aver subito da Harvey Weinstein, colosso dell’industria cinematografica statunitense.


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Harvey Weinstein
Il ricchissimo produttore si è visto accusare da ben più di 50 donne, di svariate età, tra le quali le attrici Asia Argento - tra le prime coraggiose che lo denunciarono - , Gwyneth Paltrow, Cara Delevigne, Mira Sorvino, Angelina Jolie e Lupita Nyong’ o, ma non ci sono esclusivamente celebrità nella lista, che, sfortunatamente, pare non finisca più. Non possiamo essere davvero sicuri che in certi casi una pacca amichevole sulla spalla sia stata messa nella lista per una reazione domino dopo le prime denunce, ma di certo nemmeno una delle molestie accertate è scusabile, e Weinstein è stato chiamato “mostro”, è stato bandito dalla cerimonia di consegna degli Oscar e messo da parte dalla società che aveva fondato e che ora è sull’orlo del fallimento proprio a causa dello scandalo che lo ha coinvolto.

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Charlie Chaplin, attore; regista
Se siete anche voi tra coloro che inneggiano alla lenta distruzione del “mostro”, è bene che sappiate che la storia delle molestie a Hollywood è nata ben prima di ieri, e ad opera di miti e icone del cinema che non avreste (forse) mai creduto capaci di compiere atti del genere. Un esempio? Be’, che ci crediate o no, anche Charlie Chaplin, morto nel 1977, definito come uno dei “mostri sacri” della settima arte, rischia di trasformarsi in un mostro nel modo in cui anche Harvey è stato definito; infatti, pare avesse particolari predilezioni per le donne giovani, forse un po’ troppo, dato che mise gli occhi sulla sua futura seconda moglie, Lita Grey, quando questa aveva soltanto 7 anni, e la fece debuttare (a 12) nel film “Il monello”, in cui interpretava un angioletto che tentava di sedurre proprio Chaplin. In seguito, i rapporti con la ragazza, ormai sedicenne, si approfondirono, e lei rimase incinta, cosa che costrinse i due a sposarsi di nascosto, anni dopo, per evitare la denuncia di stupro di minorenne. Il loro matrimonio durò ben poco, poiché Lita due anni dopo chiese il divorzio, accusando il marito di averla costretta ad atti “indecenti, pervertiti, degenerati, anormali e contro natura”. Non fu l’unica moglie di Chaplin, e anche certi racconti delle altre (alcuni dei quali sono stati perfino fonte di libri) dipingono il marito come un uomo dai gusti non proprio comuni, sia sotto l’aspetto umano che “sentimentale”.
                                                       
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Marlon Brando 
Abbiamo poi il caso eclatante che coinvolse Marlon Brando, morto nel 2004: la relazione con James Dean. A lanciare la bomba fu il Daily Mail, che scrisse un articolo nel 2016 a proposito di questo scandalo. Il quotidiano inglese parlò della malsana relazione tra i due. James Dean era innamorato di Brando, il quale non ricambiò mai il suo amore, e che, come scritto sul Daily Mail, voleva fare il gioco del "gatto e il topo". Si dice, infatti, che Brando obbligava Dean a lunghe sessioni di rapporti sessuali violenti, durante i quali bruciava anche con la sigaretta il suo amante.
Nel libro "James Dean: Tomorrow Never Comes", i due autori Darwin Porter e Danforth Prince, che avevano conosciuto entrambe le star, rivelano molte altre vicende che lasciano emergere una relazione molto più complessa di quanto si pensasse.
Nel 2007, l'attrice Maria Schneider durante un'intervista raccontò un particolare di una scena girata quando lei aveva solo diciannove anni, che ha messo sotto accusa Brando e il regista Bernardo Bertolucci. Si tratta di una scena di stupro, nel film "Ultimo tango a Parigi", nella quale si vede il personaggio interpretato da Brando che ha un rapporto non consenziente con la giovane attrice. Lei raccontò che non era presente nella sceneggiatura originale il fatto che Brando avrebbe usato del burro come lubrificante, ma lui e il regista, dopo averne parlato insieme, non l'avevano messa al corrente, e fece presente di essersi sentita "un po' violentata". Bertolucci afferma che lo rifarebbe senza esitazione, voleva una reazione "vera e non da attrice".

M
a veniamo ora ai casi più attuali, quelli che di certo faranno riflettere su quanti molestatori in incognito possano essere presenti oggi sul set di un qualsiasi film, e soprattutto aprire gli occhi e vedere sotto una luce diversa quelli che magari sono i nostri attori preferiti.
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Kevin Spacey, attore


Sicuramente inaspettato è stato il coming-out di Kevin Spacey, arrivato dopo un'accusa da parte dell'attore Anthony Rapp di molestie sessuali. Il povero Rapp era solo un ragazzino di 14 anni quando Spacey tentò di sedurlo mentre era ubriaco. In seguito, l'attore di "House of cards" chiese pubblicamente scusa al collega, scrivendo un twitt nel quale raccontava di non ricordarsi niente, in quanto quello fu un episodio accaduto più di 30 anni fa e non era sobrio. Eppure è anche lo stesso cast di House of Cards ad accusare Spacey di comportamenti non del tutto "consoni" sul set della serie televisiva.
Attualmente le riprese della stessa sono sospese, e addirittura il regista Ridley Scott (Alien, Blade Runner) lo ha fatto letteralmente scomparire dal suo nuovo film "Tutti i soldi del mondo"; infatti, tutte le scene in cui l'attore era presente sono state girate da capo, con Christopher Plummer al suo posto.

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il Premio Oscar Dustin Hoffman
Anche per Dustin Hoffman non c'è tregua: sono sei le donne a puntare l'indice addosso all'attore ormai 80enne, affermando di essere state molestate da lui; una di queste, Cori Thomas, al tempo aveva 16 anni e andava a scuola con sua figlia, Karina. L'attore le si presentò nudo, dopo aver fatto la doccia, e le chiese di fargli un massaggio, ma per fortuna la ragazzina fu salvata da una chiamata della madre. Insomma, un comportamento non proprio corretto neanche da parte di questo premio Oscar.
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Woody Allen


Lascia un po' sconcertati anche ciò che ha (forse) fatto Woody Allen, il cui caso risale al 4 agosto 1992 quando Dylan Farrow, figlia adottiva della prima moglie Mia Farrow, e che aveva 7 anni, rivelò alla madre di essere stata portata da lui in soffitta e poi molestata, con la promessa di molta fama se non avesse detto niente a nessuno. Questo avveniva nel mezzo della separazione tra i due coniugi, causata dalla relazione tra Allen e un'altra figlia adottiva, Soon-Yi, che culminò in un matrimonio. Il regista negò di aver abusato della bambina fin dal primo istante, e con lui si schierò il figlio adottivo Moses Farrow, che difese il padre dall'accusa, sostenendo che la madre era una manipolatrice e faceva il "lavaggio del cervello" ai figli per metterli contro il padre; inoltre, le indagini sulle accuse rivelarono alcune contraddizioni nel racconto di Dylan, e, anche in seguito a controlli pediatrici che non riscontrarono nulla di particolare, il caso fu archiviato, e la piccola affidata alla Farrow.
Dopo lo scandalo Weinstein la figlia adottiva ha di nuovo dato voce alle accuse contro Allen, ma lui continua a negare e ancora oggi non sappiamo la verità.                                                                          
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Roman Polanski, regista

Nel 1977 Roman Polanski (allora 43enne) drogò una 13enne, Samantha Gailey, e abusò di lei a casa di Jack Nicholson, con la scusa di un servizio fotografico. Fu ritenuto colpevole, spedito in una prigione a Chino (California) per 90 giorni di perizia psichiatrica, e da qui rilasciato anticipatamente con una valutazione che suggeriva la libertà condizionale, e che il giudice non accolse; così il regista fuggì a Londra e poi a Parigi. Fu poi arrestato nel 2009 a Zurigo e condannato agli arresti domiciliari, revocati poi nel 2010.                                                      Polanski si è scusato pubblicamente con la vittima, così come hanno fatto Arnold Schwarzenegger (accusato di molestie da 6 donne) e in un certo senso Casey Affleck, che ha concluso transazioni economiche per "sdebitarsi" di condotta sessuale impropria ai danni di Magdalena Gorka e Amanda White, collaboratrici sul set di "I'm still here". le carriere di entrambi sono uscite illese da questi spiacevoli avvenimenti, e Affleck ha addirittura vinto l'Oscar nel 2017 (per Manchester by the sea), anche se gli è stato impedito di presentare l' Oscar 2018 per la miglior attrice.                                     

Ci sono invece quelli che usano la tattica del silenzio, come Ben Affleck (fratello del sopracitato Casey), James Toback e Brett Ratner, e addirittura abbiamo chi non si pente minimamente di ciò che ha fatto: il premio Oscar Gerard Depardieu, a cui fu chiesto, in un'intervista del Time nel 1991, se fosse vero che aveva preso parte a uno stupro quando aveva 9 anni, rispose di sì, e che ne erano seguiti altri, "ma era assolutamente normale in quelle circostanze: è stata parte della mia fanciullezza". Nemmeno la sua carriera ha subito le conseguenze di tutto questo.

Facendo delle ricerche, abbiamo scoperto l'esistenza di Rotten Appl.es (mele marce), un sito con il quale è possibile individuare in quali pellicole sono presenti, appunto, le "mele marce", ovvero gli attori protagonisti degli abusi, oppure no. Nel secondo caso la pellicola viene segnata con l'appellativo "mela fresca". I creatori della piattaforma scrivono "l'obiettivo della piattaforma è quello di promuovere ulteriormente la consapevolezza di quanto sia pervasiva la cattiva condotta sessuale al cinema e in tv, e di favorire gli show eticamente impeccabili. Il nostro database non è perfetto né i risultati devono essere presi come fatti certi. Ogni collegamento però proviene da un articolo esistente e non è un riflesso delle nostre opinioni.". 

I modi per combattere gli abusi sulle donne sono molti e ogni singola persona che si unisce a movimenti come "Time's Up" o "Me Too" è una persona che si schiera con i giovani che subiscono molestie, abusi, pressioni. Ogni singola persona che crede in questi movimenti è un passo verso una società più giusta e corretta per ognuno di noi.


                                                                                                           Silvia Bracco e Lara Paciocco