Purtroppo sempre più spesso si viene a conoscenza, grazie a diverse testimonianze e ai mass-media, di episodi di violenza sulle donne, un fenomeno che sembra crescere di anno in anno, e che di conseguenza, ha visto crescere in modo vertiginoso organizzazioni e associazioni che si occupano di prevenire o almeno di aiutare le donne vittime di violenza.
Una di queste organizzazione è Time’s Up. Time’s Up è un’iniziativa promossa da oltre trecento donne che lavorano nel mondo dello spettacolo, della musica, del cinema, del teatro e della televisione. Il movimento nasce a seguito delle accuse ad Harvey Weinstein, un grande produttore di Hollywood. Il 5 ottobre 2017 il New York Times pubblica un articolo dove scrive che egli avrebbe molestato decine di donne. Le prime a parlare sono state Ashley Judd e Rose McGowan.
Il coraggio di queste donne ha spinto altre attrici a denunciare le molestie subite nel corso della loro carriera, e il loro numero continua a crescere giorno dopo giorno.
Time's Up trae appunto ispirazione da queste donne che hanno deciso di rompere il silenzio imposto dai loro datori di lavoro e mira ad aiutare tutti i lavoratori che subiscono molestie.
Time’s Up è stato presentato al mondo con una lettera pubblicata a tutta pagina sul quotidiano americano New York Times.
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Il manifesto del movimento |
Tante attrici, donne di spettacolo, di ogni colore e orientamento sessuale, di generi e identità diverse, hanno rappresentato il tempo di dire basta indossando, tutte, abiti neri ai Settantacinquesimi Golden Globe. Oltre a dimostrare il proprio supporto e la loro volontà di ribellarsi con questa scelta di abbigliamento, i vari vincitori delle varie categorie hanno utilizzato i loro discorsi per rompere il silenzio su queste vicende.
Tra i discorsi che sono rimasti più impressi c'è quello di Oprah Winfrey. Eccolo qui:
Ecco i momenti più significativi del discorso:
"Dire ciò che pensiamo è lo strumento più potente che abbiamo. Ed io sono particolarmente orgogliosa e ispirata dalle donne che si sono sentite abbastanza forti e abbastanza emancipate da far sentire la propria voce e condividere le loro storie personali. Noi, ognuno di noi in questa stanza viene celebrato per le storie che racconta; quest’anno noi siamo diventate la storia."
"Ma non si tratta di una storia che riguarda solo l’industria dell’intrattenimento. Trascende ogni cultura, geografia, razza, religione, politica o lavoro. Quindi, questa sera io vorrei esprimere la mia gratitudine a tutte quelle donne che hanno sopportato anni di abusi e violenze perché, come mia madre, avevano bambini da mantenere e bollette da pagare e sogni da inseguire. Sono le donne di cui non conosceremo mai il nome. Sono casalinghe e contadine. Lavorano nelle fabbriche, nei ristoranti, all’università, nell’ingegneria, nella medicina o nella scienza. Fanno parte del mondo della tecnologia, della politica e degli affari. Sono le nostre atlete alle Olimpiadi e sono i nostri soldati nell’esercito."
"Per troppo tempo le donne non sono state ascoltate o credute quando hanno osato raccontare la loro verità al potere di questi uomini. Ma il loro tempo è finito. Il loro tempo è finito.
Il loro tempo è finito!
Quindi io voglio che tutte le ragazze che ora stanno guardando sappiano che un nuovo giorno è all'orizzonte!
E quando questo nuovo giorno sarà finalmente sorto, sarà grazie a tante donne meravigliose, molte delle quali sono proprio qui, questa sera in questa stanza, e grazie ad alcuni uomini piuttosto fenomenali che stanno lottando duramente per essere certi che loro saranno i leader che ci condurranno fino al momento in cui nessuno dovrà dire di nuovo: “Me too”."
Fra gli altri membri di Time’s Up, ci sono attrici di fama mondiale come Ashley Judd, Reese Witherspoon, Natalie Portman, Meryl Streep, Viola Davis ed Emma Watson, ma anche molti attori come Tom Hanks e Sam Rockwell e registi come Steven Spielberg e Guillermo del Toro.
Time's Up vuole mettere in luce e intervenire in modo concreto sulla condizione delle donne, sottoposte a discriminazione, violenza e molestie sul lavoro.
La protesta parte da Hollywood, ma non include solo le donne di quel settore. È infatti un appello a tutte le donne, a prescindere da dove vengano, dal loro lavoro e condizione economica.
Si impegna, puntando sull’influenza delle donne dello spettacolo, innanzitutto a rompere il silenzio attorno a queste vicende e portare l’attenzione su di esse, sperando di sensibilizzare il pubblico su questa vera e propria piaga che da troppo tempo fa parte della nostra società.
Concretamente poi si occupa di migliorare le leggi, i contratti di lavoro e le politiche aziendali, puntando sull’aiuto di team di esperte in diversi settori, da quello giuridico a quello economico, e di vari sostenitori come aziende e società.
La reazione è stata immediata e di grandissima portata: con l’#MeToo, lanciato dall’attrice Alyssa Milano, tutto il mondo si è unito per condividere le proprie storie e mostrare il proprio supporto.
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Il tweet che ha lanciato l'hashtag |
Questo supporto morale si è poi velocemente trasformato anche in economico, con 21 milioni di dollari donati in due mesi. Questo fondo è pensato in modo particolare per supportare le spese legali di uomini e donne che hanno subito violenze sul lavoro e che non possono permettersi un simile investimento .
Per donare: https://www.gofundme.com/timesup
Il messaggio è arrivato anche in Italia: tante le risposte caratterizzate dall’hashtag, su tutte le piattaforme, e alla fine anche il cinema italiano ha deciso di prendere posizione e di creare un suo movimento: “Dissenso Comune”, che unisce 120 donne contro l'intero sistema di potere e il cui manifesto è una lettera firmata da attrici, registe e produttrici.
La lettera però non è stata condivisa da Asia Argento, la prima donna italiana che ha rotto il silenzio riguardo alle molestie subite da Harvey Wenstein, che risponde con questo tweet a “Dissenso Comune”:
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Il tweet dell'attrice contro la lettera del cinema femminile italiano |
In un’intervista successiva a Hollywood Reporter spiega che per prima cosa le sarebbe piaciuto essere inclusa fin dall’inizio in questo progetto e in secondo luogo che per cambiare qualcosa c’è bisogno di nomi e cognomi, e di azioni concrete, perché altrimenti così: “sembra che stiano solo lavando le loro coscienze per questi quattro mesi di silenzio assordante sul movimento #MeToo".
"Intanto è un inizio, quindi non mi arrabbierei" dice invece Carolina Crescentini. "Se ci sono nomi che devono uscire - aggiunge - usciranno, ormai si è innescato un processo e quindi accadrà. Se le donne si uniscono sicuramente potranno dare il coraggio a chi non ce l'ha".
A lei si uniscono altre attrici, mentre altre si schierano dalla parte di Asia Argento, tra cui Francesca D'Aloja che ha ritirato la firma dal manifesto.
Abbiamo però voluto conoscere l’opinione delle donne che fanno parte delle nostre vite, non solo sul movimento Time’s Up, ma anche sullo stesso significato di essere donna e vivere come tale. Sappiamo che non c’è un’età per essere una donna e quindi abbiamo intervistato 3 donne di 3 generazioni diverse.
Sofia, 10 anni
Cosa vuol dire per te essere una ragazza?
Essere me stessa, essere felice e avere un rapporto stretto con le altre ragazze. Sono contenta di essere quello che sono.
Ti senti diversa dai tuoi amici maschi?
Un po' sì, perché a volte non ci capiamo avendo gusti diversi.
A volte non ti prendono sul serio? Cosa fai per farli cambiare idea?
A volte mi ridono in faccia, perché pensano dica cosa senza senso; allora cerco di parlare di cose che possiamo avere in comune.
Cosa ne pensi del modo in cui le donne vengono trattate?
Penso non sia giusto approfittare delle donne solo perché fisicamente possiamo essere più deboli.
Si può cambiare qualcosa?
Sì. Bisogna punire i criminali che osano fare del male alle donne e bisogna dimostrare agli uomini che siamo come loro, che siamo tutti sullo stesso piano.
Beatrice, 16 anni
Cosa vuol dire per te essere donna?
Difficile da definire... Direi rispettare me stessa prima di tutto non lasciarsi mettere i piedi in testa da nessuno. Secondo me non è tanto essere uomo o essere donna la differenza ma appunto avere rispetto per se stessi, per gli altri e per la propria dignità perché in fondo siamo tutte donne a prescindere ma bisogna scegliere che tipo di donne si vuole essere.
E essere donna in Italia?
Sono sicuramente più fortunata delle donne in Africa o nel medio oriente ma in tutto il mondo occidentale fra stereotipi e maschilismo la situazione non è migliore. La cosa che più noto è che spesso i commenti maschilisti sono le stesse ragazze a farlo per un modo di pensare retrogrado che c'è ancora oggi
Ti sei mai sentita sottovalutata solo per il tuo sesso?
Sí
Hai mai subito molestie fisiche o piscologiche?
Sí
Hai sentito parlare del movimento time's up?
Certo
Cosa ne pensi?
Che credo possa essere un'iniziativa grande che può far veramente vedere le cose per quelle che sono. E che se ne dovrebbe parlare di più anche in Europa
Anche se non fai parte del mondo di Hollywood, essendo donna, ti senti chiamata in causa?
Sí
In che modo si può cambiare qualcosa secondo te?
Sforzandosi di andare oltre gli insegnamenti di 50 anni fa che purtroppo sono ancora ben seguiti. Penso che bisognerebbe sostenersi di più fra donne, cambiare il tipo di contenuti e di messaggi che si mandano in Tv principalmente ma anche nei libri(come quegli obrobri degli Young adult) nello spettacolo, che anche scolasticamente le cose dovrebbero cambiare sia per il programma in sé che per l'informazione, attualità ecc. E secondo me se iniziassimo a fare questo sarebbe già tutta un'altra cosa
Irene, 50 anni
Cosa vuol dire per te essere donna?
Avere una sensibilità in più e la consapevolezza di saper fare più cose insieme
E essere donna in Italia?
Sono più libera rispetto alle donne in medio oriente
Ti sei mai sentita sottovalutata solo per il tuo sesso?
No assolutamente no
Hai mai subito molestie fisiche o piscologiche?
No
Hai sentito parlare del movimento time's up?
Sì
Cosa ne pensi?
Bisognerebbe capire se i fatti sono veri o meno perché spesso alcune cercano solo notorietà.
Anche se non fai parte del mondo di Hollywood, essendo donna, ti senti chiamata in causa?
No
In che modo si può cambiare qualcosa secondo te?
Insegnando che non esistono differenze di genere. Il problema è che gli uomini hanno paura delle donne.